Dopo l’ennesima richiesta di maggiori informazioni e dopo che è passato ormai qualche mese dall’apertura della mia partita IVA con Regime Forfettario eccomi qui per rispondere alle vostre domande.
Sono tantissime le domande che mi sono state fatte ogni giorno: “Conviene la gestione separata o la gestione commercianti?” o “Il Regime Forfettario è veramente agevolato?”.
In questa guida rispondiamo a tutte queste domande.
Prima di iniziare ci tengo a precisare che non sono un commercialista, ma un semplice ragazzo che vuole raccontare il suo punto di vista sul Regime Forfettario e su quello che ha imparato.
Sei pronto? Si parte 😉
Cos’è il Regime Forfettario?
Il Regime Forfettario è un particolare regime fiscale per le partite IVA individuali che permette di fruire di alcune semplificazioni fiscali e contabili.
Molti continuano a chiamarlo Regime dei Minimi ma questo venne sostituito con il Regime Forfettario nel 2016.
Inoltre, il Regime Forfettario è l’unico regime, attualmente in vigore, che permette di gestire la propria partita IVA individuale con alcune agevolazioni rispetto al regime ordinario.
Una delle caratteristiche principali di questo regime è che il reddito imponibile viene calcolato attraverso l’applicazione del coefficiente di redditività ai ricavi conseguiti (ed effettivamente incassati).
Il coefficiente di redditività è una percentuale, diversa a seconda dell’attività svolta, che indica:
- la quota dei ricavi sulla quale verranno applicate imposta sostitutiva e contributi;
- la quota che, invece, verrà riconosciuta a titolo di spese forfettarie e che quindi non sarà soggetta a tassazione.
L’imposta attribuita al Regime Forfettario è l’imposta sostitutiva che, come da parola, sostituisce quelle relative al regime ordinario (Irpef e addizionali).
L’imposta sostitutiva può avere un’aliquota standard del 15% oppure, in presenza di specifici requisiti, può avere un’aliquota del 5% per i primi 5 anni di attività.
Prima di fare un esempio e rimuovere qualsiasi tuo dubbio prendiamo la seguente tabella in esame:
Settore di attività | Valore soglia ricavi | Coeff. di redditività |
Industrie alimentari e delle bevande | € 65.000,00 | 40% |
Commercio all’ingrosso e al dettaglio | € 65.000,00 | 40% |
Commercio ambulante di alimentari e bevande | € 65.000,00 | 40% |
Commercio ambulante di altri prodotti | € 65.000,00 | 54% |
Costruzioni e attività immobiliari | € 65.000,00 | 86% |
Intermediari del commercio | € 65.000,00 | 62% |
Attività dei servizi di alloggio e ristorazione | € 65.000,00 | 40% |
Attività professionali | € 65.000,00 | 78% |
Altre attività economiche | € 65.000,00 | 67% |
Ora considerando che la mia è un’attività professionale e che possiedo un coefficiente di redditività del 78% come possiamo dedurre l’imposta sostitutiva che andrò a pagare?
Immaginiamo che io abbia fatturato 50.000€ in un anno e che sia ancora nei miei primi 5 anni di attività dunque con un aliquota del 5%, il calcolo da fare sarà: 5% x 78% del fatturato lordo, cioè il 5% x 39.000€ che equivale a 1.950€.
Attenzione però, perché dal 6° anno in poi l’imposta sostitutiva da pagare non sarà più di 1.950€ dato che l’aliquota diventerà del 15%. L’importo da pagare sarà dunque di 5.850€.
Ora potreste pensare che sia finita qui, ma non bisogna dimenticarsi dei contributi INPS.
Dal secondo anno in poi il reddito imponibile verrà calcolato rimuovendo prima i contributi previdenziali.
Quanto si paga di contributi INPS?
L’ammontare di contributi che bisognerà versare dipende dalla gestione INPS in cui bisognerà obbligatoriamente iscriversi tra:
- Gestione separata INPS;
- Gestione artigiani o commercianti;
- Cassa previdenziale specifica per una determinata professione.
Esatto, hai capito bene: obbligatoriamente.
Io per esempio sono obbligato a rientrare nella gestione separata dato che il mio codice ATECO è 731102.
Quanto si paga con la gestione separata INPS?
Riprendiamo l’esempio di prima e facciamo subito un altro calcolo considerando che l’aliquota contributiva per questi lavori per il 2020 è del 25,72% da applicare al reddito risultante della dichiarazione dei redditi.
Anche qui, come nel caso precedente, bisognerà tenere in considerazione il coefficiente di redditività che ricordiamo essere del 78% nel mio caso.
50.000€ x 78% = 39.000,00€ (imponibile previdenziale)
39.000€ x 25,72% = 10.030,80€ (contributi previdenziali da versare)
Dunque nel caso la nostra attività abbia un aliquota del 5% per calcolare quello che ci rimane bisognerà fare il seguente calcolo:
50.000€ – 10.030,80€ – 1.950€ = 38.019,20€
Mentre nel caso in cui la nostra aliquota sia del 15%:
50.000€ – 10.030,80€ – 5.850€ = 34.119,20€
Quanto si paga con la gestione artigiani o commercianti INPS?
A questa categoria appartengono gli artigiani intesi come coloro che svolgono personalmente un’attività di produzione di beni e servizi (elettricisti, falegnami, pasticceri, pizzaioli, estetisti).
Alla categoria dei commercianti invece, appartengono coloro che acquistano e vendono beni mobili o immobili oppure attività di servizi (agenti di commercio, procacciatori d’affari, negozianti ecc.).
Per avere un’idea chiara della quantità di contributi previdenziali che gli artigiani ed i commercianti verseranno per la loro futura pensione si deve fare una distinzione tra i contributi fissi e contributi variabili (eccedenti il minimale).
I contributi fissi
I contributi fissi stabiliti dall’INPS nel 2020 sono pari a circa 3.800€, ma è possibile richiedere uno sconto del 35% portando la somma da versare a 2.500€.
Il pagamento dei contributi fissi avviene in 4 rate annuali di pari importo nelle seguenti date:
- 18 maggio;
- 20 agosto;
- 16 novembre;
- 16 febbraio dell’anno successivo.
Ricordo inoltre che i contributi fissi sono dovuti a prescindere dal reddito e se si supera i 15.953€ bisognerà versare oltre ai contributi fissi anche i contributi variabili.
Contributi variabili
Nel caso di un reddito superiore ai 15.953€, gli artigiani ed i commercianti sono tenuti anche al pagamento dei contributi in percentuale sulla parte eccedente.
Si veda la seguente tabella per le aliquote del calcolo dei contributi:
Reddito | Artigiano | Commerciante |
Superati i 15.953€ | 24% | 24,09% |
Se un imprenditore in regime forfettario ha richiesto la riduzione del 35% dei contributi previdenziali, lo sconto sarà valido anche per i contributi variabili.
Lo so, se sei agli inizi molto probabilmente starei dicendo: “che confusione!”, ma non abbatterti. Anche io all’inizio la pensavo come te.
Vediamo subito due esempi:
Nel primo caso abbiamo fatturato 20.000€ quindi:
20.000€ x 78% = 15.600€
Dato che la cifra è minore a 15.953€ dovremo pagare solo i contributi fissi per un ammontare di circa 2.500€ se abbiamo richiesto lo sconto del 35%.
Nel seconda caso immaginiamo di aver fatturato come negli esempi precedenti 50.000€:
50.000€ x 78% = 39.000€
In questo caso l’ammontare supera i 15.953€ e oltre ai contributi fissi dovremo pagare anche i contributi variabili.
Quindi dovremo fare:
39.000€ – 15.953€ = 23.047€
23.047€ x 24,09% (nel caso di un commerciante) = 5.552,02€
Tuttavia essendo in regime forfettario ed avendo chiesto la riduzione, i 5.552,02€ dovranno essere scontati del 35% e quindi il reale valore dei contributi in percentuale da versare sarà di 3.608,82€.
Nel primo caso avremo un reddito netto di:
20.000€ – 780€ (5% aliquota) – 2.500€ = 16.720€
Nel seconda caso avremo un reddito netto di:
50.000€ – 1.950€ (5% aliquota) – 2.500€ – 3.608,82€ = 41.941,18€
Conclusioni
Siamo finalmente giunti alla fine di questa guida sul regime forfettario, non rimane altro che risponderemo definitivamente alle seguenti domande.
Il regime forfettario è veramente agevolato?
Certo che si, il regime forfettario è il regime più agevolato in Italia.
Conviene aprire il regime forfettario o fare prestazioni occasionali?
Le prestazioni occasionali possono essere svolte solo nel caso in cui la prestazione sia effettivamente occasionale e senza alcun rapporto continuativo. Inoltre, nella maggior parte dei casi, conviene comunque la prima.